TIME

Post di Renato.

Ognuno è fatto per come è fatto. Non si può pretendere che un’aquila nuoti in fondo all’oceano come un delfino.

La cosa più stupida che si possa fare (che facciamo tutti) è credere che esista il “vero” ed il “falso” ed ancora più idiota é identificarli con il “giusto” e lo “sbagliato”.
A parole, diciamo di accettare le “differenze”, ma in realtà non ci capacitiamo del perché non siamo tutti uguali (ovvero, tutti come noi).
Ovviamente questo ragionamento “funziona” solo perché io stesso lo considero “vero” e “giusto”.
Ma, perché sto scrivendo tutto ciò?…

È quello che mi ha ispirato la frase di Jodorowsky (nell’immagine che ho scelto al titolo di questo stesso post): mi sono chiesto come mai una frase del genere, per me, è così tanto VERA, mentre immagino che per altri suoni “male”.
Penso come possa essere giudicata da tutti quelli che sono (o credono di essere), sempre, così “sicuri” di quel che sono e di quel che vogliono.

Siamo proprio tutti diversi!

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Ovviamente, come al solito nel blog “QUASIZEN”, anche questa volta ti suggerisco di proseguire a leggere questo stesso post (intitolato “TIME”) ascoltando un sottofondo musicale. Mi è sembrato abbastanza appropriato scegliere un brano di Prince (un grande artista Pop, Rock, Funk e chi più ne ha, più ne metta, che potrai conoscere meglio cliccando qui e di cui ho già proposto l’ascolto anche in un altro articolo che potrai ritrovare, cliccando qui), intitolato Sign O’ the Times (anche stilizzato come Sign “☮︎” the Times ) presentato per la prima volta il 30 marzo 1987.

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Adesso entro nel merito di ciò di cui mi voglio occupare in questo articolo: IL TEMPO.

Più che parlare del tempo, in senso stretto, voglio proporti qualche riflessione sulla sua gestione, ovvero sul famoso…

TIME MANAGEMENT

Perché parlare di questo argomento in questo blog?

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Perché occuparmi di una cosa così “tecnica” e pragmatica in un blog che, generalmente, è dedicato a temi (apparentemente) più “filosofici”? Semplicemente perché nella vita ci vuole anche un po’ di “concretezza”, anche se sono estremamente convinto che non ci sia nulla di più concreto che la stessa filosofia. Ho sempre pensato una cosa…

Con la filosofia certamente non si mangia, ma cosa si mangia senza filosofia?

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Con la suddetta premessa, continuo ad affrontare il tema della “gestione del tempo” che è stato un argomento che mi ha sempre affascinato e sul quale ho fatto un’infinità di riflessioni e ricerche. Negli anni ho trovato un’enorme mole di informazioni sul “time management” e di teorie formulate da diversi autori. Innegabilmente l’ho fatto per un motivo principale: per me è sempre stato discretamente difficile organizzare il tempo per le mie attività. Spesso sono un “procrastinatore”, mi faccio prendere dalla pigrizia oppure, se mi trovo a dover fare troppe cose insieme, rischio di andare “in palla” e di abbandonare ogni attività che avrei potuto svolgere.

Ho sempre vissuto questa mia tendenza con un inguaribile senso di colpa e, pertanto, ho sempre cercato una “soluzione”. Per fortuna, recentemente, ho maturato una diversa consapevolezza del perché sono quel che sono, del perché “ognuno è fatto per come è fatto”.

Recentemente ho nettamente rivalutato la mia esistenza, grazie ad un processo di “conoscenza” di me stesso ed in questo processo mi è, anche, stato utile sottopormi ad un test psicologico del quale ho già parlato in un precedente post (che puoi ritrovare, cliccando qui).

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La gestione del “proprio” tempo non può prescindere dal conoscere se stessi, soprattutto per decidere se e come avvalersi di alcune “tecniche”.

Lo vedi che la “filosofia”, in un modo o in un altro, c’entra SEMPRE nella vita?

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In tutti questi anni ho trovato un’infinità di teorie, riguardanti il “time management”, tutte più o meno valide almeno per qualche aspetto. Tuttavia ho sempre avuto la sensazione che fossero tutte indirizzate, per lo più, a contesti che non riuscivo a sentire sufficientemente analoghi alla realtà della mia vita. Il time management è una disciplina che ha avuto maggior sviluppo in contesti aziendali e, soprattutto, manageriali. Quindi, per come spesso viene teorizzata, un certo tipo di gestione del tempo si adatta meglio ad una modalità di attività svolta da un singolo individuo, libero di fare tutto ciò che vuole, in pratica il libero professionista oppure “il capo ufficio” (quello che comanda). Un’altro ambito nel quale si potrebbero applicare certe teorie è quello domestico, nel senso più completo della parola, ovvero nell’attività svolta da una casalinga (che non è altro che un “manager” di un’azienda chiamata famiglia). Ed, infatti, se provi a fare una ricerca sul web, troverai un’infinità di suggerimenti, su tale argomento, sempre dedicati proprio a queste persone.

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In realtà, anche in queste stesse situazioni, certe “teorie” sono valide solo fino ad un certo limite. Ammettiamolo, c’è chi riesce ad essere efficiente ed efficace senza far uso (almeno apparentemente) di tutte queste teorie. E qui entra in gioco, ancora, la “filosofia” o per meglio dire la “psicologia” (che tanti, erroneamente, identificano con la filosofia). Nel mio processo di consapevolezza sono giunto a riconoscere (sinceramente e non solo a parole) che ogni individuo si differenzia dagli altri per un’infinità di caratteristiche e, fra queste, anche per la preferenza a svolgere le proprie attività pianificandole (anche in maniera eccessivamente “rigida”) oppure adattandosi a tutte le stesse attività da svolgere con estrema flessibilità (talora anche “eccessiva”).

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È vero, non esiste solo il bianco ed il nero, infatti anche nel simbolo dello Yin e Yang, nel nero c’è sempre un po’ di bianco e viceversa ed, in ogni caso, nero e bianco sono sempre in stretta correlazione (adoro il taoismo!).

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Quindi una persona che preferisce essere un “pianificatore” può sempre riuscire ad essere anche un po’ “flessibile”, così come una persona preferenzialmente “flessibile”, può sempre sforzarsi un po’ per pianificare certe cose. Ma il fatto è che tutti, in maniera variabile, abbiamo le nostre naturali (e quindi giuste) preferenze.

E questo è un altro motivo per il quale io vado matto per le teorie sul “time management”: perché, per mia natura, preferisco essere un pianificatore, ne ho innegabilmente bisogno.

Non è che non riconosco il valore della flessibilità (anzi, invidio un bel po’ chi ne è molto dotato) ma io sono fatto per come sono fatto (tutto qui!) e, tutto sommato, sono anche contento di ciò. Quando mi capita di poter “dimostrare” la fallibilità della flessibilità, non perdo certo occasione di farlo. Se qualcuno non riesce a portare a termine qualche cosa che avrebbe voluto o dovuto fare, sono sempre CONTENTISSIMO di cuocermi nel mio “brodo di saggezza”, sottolineando che il problema è stato l’assoluta assenza di una adeguata pianificazione dell’attività da svolgere.

In quel caso, anche se lo faccio solo per essere un gran bello stronzo, il mio giudizio è generalmente corretto. Così come è corretto riconoscere che io tendo ad andare “in palla” se incontro troppi imprevisti nelle cose da fare ed, ammettiamolo, la vita è PIENA di imprevisti.

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Come ho già accennato prima, generalmente, tutte le teorie sul “time management” si prestano meglio ad una loro applicazione tendenzialmente “individualistica”, della serie “sono solo e faccio ciò che voglio”. Può andar bene per il libero professionista o per la casalinga ma, forse, potrebbe ancor di più andar bene per un eremita.

In realtà, oltre alle proprie preferenze personali, il più delle volte bisogna fare i conti con tutto il mondo che ti circonda, con tutte le sue variabili, senza contare tutte le innumerevoli “pressioni” che possiamo ricevere da parte di mille altre persone che, in un modo o in un altro, voglio influenzare ogni nostra attività. Ecco perché, pur riconoscendo un’enorme validità a tutte le teorie sul “time management” (non posso farne a meno: sono un “pianificatore”) ho sempre trovato qualche “falla” in ognuna di esse e, per tale motivo, mi sono ritrovato a doverle riadattare alla concretezza reale della mia vita.

Volendo fare qualche ulteriore riflessione su questo FANTASTICO tema posso, pertanto, sperare che sia interessante solo per alcune persone che abbiano delle “preferenze psicologiche” simili alle mie e che vivano una condizione simile alla mia, ovvero quella di un lavoratore dipendente che, non appena torna a casa, trova anche una moglie ed una figlia alle quali desidera dare anche il loro giusto spazio nella propria vita. In pratica, in queste condizioni, non c’è molto spazio per un eccessivo individualismo (ovvero, non fai tutto ciò che vuoi o, per meglio dire, come potresti farlo se fossi un eremita).

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Per chi vive una condizione simile alla mia, dedicherò ulteriori riflessioni su questo tema nei prossimi post di questo blog, sperando di fornire anche qualche valido suggerimento.

Per il momento, penso che non sia il caso di proseguire per non rischiare di farti arrivare un gran mal di testa.

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Prima di concludere questo articolo, ti propongo di ascoltare una “cover” del precedente brano, eseguita dai Simple Minds (gruppo Pop, Rock e Post-Punk di cui puoi sapere qualcos’altro cliccando qui).

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Termino questo articolo, ricordandoti che tutto ciò che hai appena letto sono soltanto delle mie idee, basate anche su mie esperienze ed intuizioni personali.

Ti invito, quindi, a considerare sempre che tutto ciò che si legge in questo blog non rappresenta, in alcun modo, alcuna Verità valida per tutti (per come ho già spiegato in un altro articolo che potrai rileggere, cliccando qui).

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Se tu volessi contattarmi lo potrai fare scrivendo a quasizen.mail@gmail.com

Accetterò ogni commento, giudizio o suggerimento (e, se non riesci proprio ad evitarlo, anche qualche insulto). Potresti anche inviare ogni tua riflessione che vorresti pubblicare su “QUASIZEN” (potrai chiedermi di farlo).

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Ciao, alla prossima (non so quando).

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