Autore del post: Renato (per conoscermi meglio, clicca qui).
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A me piace tanto la macedonia.
È ottima, è una vera goduria mangiare quei pezzettoni di frutta fresca, sentendo gusti diversi ad ogni boccone. Ti godi la dolcezza del succo di tutti quei frutti, arricchito con un bel po’ di zucchero e con l’eventuale aggiunta di altro succo di limone, tutto da raccogliere in fondo alla ciotola, dopo che hai mangiato la frutta. Rinfresca, disseta e mangi qualcosa di particolare. È un prelibato piacere.
A me piace tanto la macedonia anche quando non la fai con la frutta.
Si, perché puoi fare una macedonia anche con le idee e con le parole. A me piace la macedonia anche in quel caso.
Prima di condividere con te le ulteriori riflessioni contenute in questo post, voglio suggerirti di proseguire la sua lettura in compagnia di un sottofondo musicale.
Ti propongo di ascoltare un bellissimo brano dei QUEEN (per informazioni su questo gruppo musicale, clicca qui), intitolato Love of My Life.
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La “macedonia” alle quale mi riferivo prima si ottiene considerando diverse idee e mettendole insieme anche se, per alcuni, quelle stesse idee avrebbero dovuto essere distinte e separate.
Ma io la faccio ugualmente, a me piace fare una “macedonia”, ad esempio, mettendo insieme il cristianesimo con altre tradizioni religiose. A me piace fare una bella macedonia di contenuti spirituali (apparentemente) diversi.
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Posso farlo anche perché, in realtà, non mi sento completamente legato al cristianesimo ma non sono, neppure, del tutto legato ad altre concezioni, come quelle buddiste o taoiste, anche se ho trovato in queste ultime dei contenuti molto più attraenti di ciò che avevo conosciuto, prima, riguardo lo stesso cristianesimo.
È vero, in parte, sono anche arrivato a “preferire” Buddha perché percepivo, in modo più diretto, come egli ebbe il merito di essere un uomo che parlava dell’uomo, rivolgendosi all’uomo, pur dicendo cose simili a quanto detto da Gesù (che, tra l’altro, nacque qualche secolo dopo).
Nel taoismo, poi, tramite le parole del suo “padre fondatore” Lao Tze (filosofo e scrittore cinese antico del VI secolo a.C., autore del magnifico libro Tao – Te – Ching, contenente i punti cardine della stessa dottrina taoista) ho trovato una originale declinazione di tanti principi spirituali che, nella loro universalità, sono stati espressi, anche in questo caso, sempre da Gesù.
Per un certo periodo di tempo, ho creduto quasi in una “superiorità” del buddismo o del Taoismo rispetto il cristianesimo. Ho anche avuto il malcelato sospetto che Gesù abbia potuto “scopiazzare” qualcosa da altri pensatori.
Ma poi ho cominciato a fare la mia macedonia e così mi sono ritrovato a gustare nuovamente la bontà del cristianesimo grazie al “succo” del buddismo o del taoismo.
Alla fine, ho cominciato a rendermi conto che, in realtà, tante religioni apparentemente diverse dicono tutte le stesse cose. In pratica, non esiste una reale superiorità di una rispetto alle altre.
Ecco perché non mi sento in colpa se, generalmente, mi annoio ad assistere alla messa, così come non ho alcuna voglia di partecipare, nuovamente, ad una riunione dei praticanti zen (come ho fatto una sola volta).
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Mi sono ritrovato, tuttavia, a riconsiderare personaggi importanti come San Francesco d’Assisi. Di lui ho già parlato in un precedente post (se non lo hai già letto, lo potrai trovare cliccando qui) e, adesso, continuo a parlarne in riferimento a qualcosa che ha acquisito un valore particolare, proprio grazie a San Francesco…
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LA CROCE TAU
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Il TAU (si dice “al maschile”) corrisponde all’ultima lettera dell’alfabeto ebraico che venne usata, fin dall’Antico Testamento, per via del suo forte valore simbolico, simboleggiando il compimento dell’intera parola di Dio (così come il Tau conclude l’alfabeto, la stessa lettera simboleggia il completamento della volontà divina).
Nella tradizione ebraica, questo segno simboleggia, inoltre, la salvezza e l’amore di Dio per gli uomini.
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Anche i primi cristiani iniziarono ad utilizzare questo simbolo per due motivi.
Per prima cosa, poiché si tratta dell’ultima lettera dell’alfabeto ebraico, veniva considerata come una profezia dell’ultimo giorno e rivestiva dunque un ruolo molto simile a quello della lettera greca Omega che appare nel testo dell’Apocalisse: “Io sono l’Alfa e l’Omega, il principio e la fine”. Inoltre, all’inizio dell’ XI secolo, lo stesso simbolo cominciò ad essere utilizzato in maniera massiccia, in particolare ad opera di alcuni ordini cavallereschi che si occupavano di accogliere e prestare assistenza ai pellegrini e agli ammalati.
In secondo luogo, i cristiani adottarono il simbolo del TAU, perché la sua forma era molto simile a quella della croce sulla quale morì Cristo. Ed anche San Francesco d’Assisi, proprio per via di questa forte somiglianza che il TAU ha con la croce, aveva molto a cuore questo simbolo.
Probabilmente, un ulteriore motivo che indusse Francesco ad “affezionarsi” a tale simbolo fu il fatto che il 1° novembre 1215, all’apertura del Concilio Lateranense IV il vecchio Papa Innocenzo III affermò che avrebbe voluto essere capace di segnare un Tau sulla fronte di ogni uomo per così aprire il cuore di ciascuno ad un autentico cammino di conversione. Ovviamente sapeva bene di non poterlo fare di persona e perciò rilanciò questo compito ad ogni cristiano.
Forse, ad ascoltare il papa ci fu anche Francesco con alcuni dei suoi frati (l’ordine era nato solamente 7 anni prima, nel 1208, proprio con la benedizione di papa Innocenzo).
In ogni caso, l’eco del discorso del Papa raggiunse Francesco, toccandolo profondamente, così che subito ne accolse con favore l’appello. Da quel giorno, infatti, cominciò a predicare, ancora più intensamente di prima, contrassegnando con un Tau la fronte di coloro che lo avvicinavano. Il Tau divenne così il suo segno distintivo con il quale, inoltre, firmava alcuni documenti.
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Il TAU è solitamente legato ad una corda con tre nodi, per indossarlo al collo.
Questi nodi, simili a quelli presenti sui cordoni delle suore e dei frati francescani, ricordano e simboleggiano i tre voti promessi dagli appartenenti allo stesso ordine religioso…
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“Povertà, Castità ed Obbedienza”
Questi sono i tre precetti fondamentali, rispettati dai “seguaci” di San Francesco d’Assisi.
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Ma può esistere un valore laico di queste stesse “regole”?
Si! Sono estremamente convinto che sia possibile grazie, proprio, ad una “macedonia” di diversi principi tratti anche da altre tradizioni spirituali che ritengo, tuttavia, del tutto in sintonia con i valori cristiani, rendendoli anche più “sinceri”.
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Infatti, è possibile essere “poveri” di spirito (Gesù stesso esortava ad assumere questo stato d’animo), “vuoti”, se riusciamo a non identificarci con i nostri pensieri (pur non potendoli mai cancellare) ed il “vuoto” è uno dei principi presenti anche nella tradizione spirituale buddista, in particolare zen.
È possibile essere “casti”, senza identificarsi con i desideri e le proprie emozioni (pur senza illudersi di poter sfuggire da essi) e ciò si può correlare, anche, al concetto di “non attaccamento” tipico del buddismo.
È possibile essere “obbedienti”, riconoscendo il primato della nostra vera natura di semplici “osservatori” di tutto ciò che viviamo, “testimoni” della realtà nella sua indipendenza dai nostri desideri e pensieri. Possiamo riconoscere che ciò che viviamo è “vero” solo in quanto è “osservato”, ma ciò non coincide con il “reale”.
Non ci possiamo illudere che ciò che consideriamo (legittimamente, per le nostre limitate capacità) “vero” coincida col “reale”.
Ciò che è “reale” non coincide con ciò che lo rappresenta nella nostra mente e che lo rende illusoriamente “vero”.
Ammettere ciò equivale ad “obbedire” a ciò. Ed anche questo principio ha dei legami con la tradizione buddista.
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Tutto ciò non è un atto di fede, almeno nel senso più “povero” del termine, ovvero quando questa è intesa come banale “ideologia”, quasi come potrebbe essere per un’appartenenza ad un partito politico o come tifo per una squadra. Una fede così “misera” non ha senso ed è per questo motivo, forse, che Carl Gustav Jung (al quale faccio spesso riferimento nei miei post e del quale puoi avere ulteriori notizie, cliccando qui), quando gli fu chiesto se credeva in Dio, rispose…
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“Adesso lo so. Non ho bisogno di credere“
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In realtà, quindi, è meglio parlare di un processo di consapevolezza, ovvero di…
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MINDFULNESS
Solo un tale processo può anche intendersi come “fede”, a patto che sia corrispondente ad una intuitiva esperienza profonda che prescinde dalle idee e dalle emozioni e nella quale si può anche inserire la meditazione, così come praticata nelle tradizioni buddiste o taoiste.
Ed è proprio dal buddismo indiano e dal taoismo cinese che derivò lo zen che, poi, ebbe grande sviluppo in Giappone e che propose la forma di meditazione che io preferisco, lo ZAZEN, praticata come SHIKANTAZA (“semplicemente seduto”).
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Ecco perché non trovo per nulla contraddittorio, praticare lo zazen e, contemporaneamente, indossare una croce Tau legata ad un cordoncino con tre nodi.
In tutta sincerità, non m’importa nulla se qualcuno mi potrebbe criticare, dicendo che faccio una “macedonia” di religioni, anche perché non m’importa nulla di “appartenere” ad una religione.
Preferisco dedicarmi alla mia vita spirituale, facendo a meno di sentirmi legato ad una sola religione.
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A ME PIACE, PROPRIO TANTO, LA MACEDONIA!
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Se quello che hai trovato in questo post ti potrà essere utile, spero che ciò possa indurti a tornare a leggere i prossimi articoli del blog ‘‘QUASIZEN” che troverai digitando il suo indirizzo: http://www.quasizen.it/
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In ogni caso, voglio sempre ricordarti che tutte le cose che hai appena letto sono per lo più delle mie idee o, comunque, basate anche su preferenze, esperienze ed intuizioni personali.
Ti invito, quindi, a considerare sempre che tutto ciò che si legge in questo blog non rappresenta, in alcun modo, alcuna Verità valida per tutti (per come ho già spiegato in un altro articolo che potrai rileggere, cliccando qui).
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Se tu volessi contattarmi lo potrai fare scrivendo a quasizen.mail@gmail.com, oppure su Telegram: https://t.me/quasizen.
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Accetterò ogni commento, giudizio o suggerimento (e, se non riesci proprio ad evitarlo, anche qualche insulto). Potresti anche inviare ogni tua riflessione che vorresti pubblicare su “QUASIZEN” (potrai chiedermi di farlo).
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Ciao, alla prossima (non so quando).
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