PUNTO DI VISTA

Articolo di Renato (per informazioni sull’autore, clicca qui).

Probabilmente non sarebbe, quasi, necessario che tu legga il resto di questo articolo, considerando il fatto che l’immagine che ho scelto di mettere al titolo già spiega tanto.

Ma, non escludo che quel che leggerai ti potrà fornire ulteriori elementi di riflessione.

Prima di proseguire, ti invito a considerare che nel precedente articolo (per leggerlo, clicca qui) ti ho presentato anche un “INDICE” di tutti gli articoli precedenti, che potrebbe esserti utile se volessi leggere qualcos’altro.

A questo punto, come al solito nel blog QUASIZEN, ti invito ad ascoltare una canzone, come sottofondo musicale per la lettura di questo stesso articolo. Questa volta ho scelto la canzone intitolata “ALLA FIERA DELL’EST”, cantata da Angelo Branduardi (per ulteriori informazioni su questo originalissimo artista, clicca qui).

Ti propongo, però, di ascoltare una versione un po’ diversa dal solito della stessa canzone, perché ho trovato lo stesso brano cantato da Branduardi in francese.

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Ho scelto questo brano, non come faccio di solito per altri articoli, ovvero in modo del tutto casuale, pur rifacendomi ai miei gusti musicali. Questa volta la scelta di questo stesso brano mi è stata ispirata dall’argomento che ti propongo di leggere in questo articolo (anche se io stesso, non conoscendo assolutamente il francese, in realtà, ho fatto riferimento alle parole originali della canzone in italiano, che ti consiglio di riascoltare, cercandola su YouTube).

In questo articolo voglio parlare dei “punti di vista”, in particolare di un certo punto di vista dal quale guardiamo la realtà, la nostra realtà e, per fare ciò, inizio a raccontarti una “storiella”. La storiella di Filippo.

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Filippo, un bambino di 5 anni, sta viaggiando con sua madre in treno e si annoia da matti. Si alza dalla poltrona e comincia a correre come un indemoniato lungo il corridoio del vagone. La mamma, che stava dormendo, si accorge all’improvviso che il figlio non è più seduto e, preoccupata, si alza anche lei, lo vede e strilla: “Filippo, vieni subito qui!”. Il bambino, a testa bassa, torna al suo posto e si risiede. E la mamma gli dice: “adesso stai seduto e non ti muovi!”.

In quello stesso momento il Frecciarossa corre sui binari a 250 Km/h. E la mamma crede che suo figlio stia fermo. Certo, lo è, dal suo punto di vista, ma guardando da fuori, quello stesso bambino si sta muovendo a 250 Km/h.

Ogni realtà è vera in relazione al punto di vista da dove la guardiamo.

Quando un bambino nasce, generalmente, pensiamo tutti che sia iniziata una vita. Ma, cambiando punto di vista, si potrebbe anche pensare che sia iniziato un conto alla rovescia relativo al giorno in cui quella stessa persona morirà.

Una goccia d’acqua, spruzzata dal mare in tempesta, è una singola goccia d’acqua se la guardiamo finché non ricade in mare e torna ad essere un tutt’uno col mare stesso.

Se versiamo dell’acqua da una bottiglia ad un bicchiere, quell’acqua che sta scorrendo giù a chi appartiene, alla bottiglia o al bicchiere?

E se quel bicchiere lo riempiamo a metà (faccio la classica domanda), sarà mezzo pieno o mezzo vuoto?

Punti di vista, dipende tutto da quale punto di vista guardiamo la realtà.

Lo stesso vale, anche, per la nostra esistenza, per la sua stessa natura.

Ognuno di noi crede di essere un individuo, una persona che è nata e che morirà (c… zo!). Viviamo tutti convinti di essere qualcuno che fa qualcosa e di valere in quanto tali. E ci disperiamo quando arriva il momento di smettere, per sempre, di fare quelle stesse cose che facevamo prima (e puoi raccontartela come vuoi, ma quel momento è proprio una merda!).

Punti di vista!

Se ognuno di noi fosse capace di guardare la propria esistenza “da fuori”, si renderebbe conto, tuttavia, di essere solo parte di un “processo”, di una dinamica continua, iniziata miliardi di anni prima, in una dimensione dove non esisteva neppure il tempo e che ha dato origine all’universo che conosciamo adesso. Ad un certo punto, è nato anche il sole e noi ci nutriamo della sua energia, mangiamo le piante ricolme di quella stessa energia. E mangiamo anche altri animali che si sono cibati di diverse piante. Il nostro corpo è in continuo cambiamento, milioni di cellule che nascono e muoiono ogni giorno. E, nel frattempo, un’infinità di sostanze chimiche che entrano ed escono di continuo, grazie al nostro metabolismo.

Siamo nati da due celluline e diventeremo concime per far crescere un’altra pianta che non farà altro che accumulare altra energia dal sole. Quella pianta, poi, sarà divorata da una vacca che darà il suo latte, carico di quella stessa energia, al suo vitellino. Oppure, proprio quel latte finirà in una bottiglia su un tavolo, per la colazione di Filippo, quel bambino che deve partire con sua madre in treno.

E noi che ci crediamo, ognuno, un “individuo”, senza renderci conto (perché guardiamo le cose da un certo punto di vista) di essere parte di un “processo”, nel quale…

nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma.


Non è solo una “noiosa” legge della fisica che abbiamo studiato a scuola. Nei secoli passati, già altri hanno intuito tutto ciò ed hanno parlato di Spirito. Probabilmente, ad un certo punto, alcuni hanno cominciato, anche, a pensare ad un omino trasparente che svolazza in aria dopo essere stato soffiato con l’ultimo respiro di un morente.

Nei millenni abbiamo inventato mille “favole”, basandoci su quell’iniziale intuizione, abbiamo creato le religioni, abbiamo costruito centri di potere.

Ma, la prima intuizione era un’altra cosa. Avevamo intuito che la nostra vera natura è un “processo” senza inizio e senza fine, senza nascita e senza morte.

Siamo energia solare “solidificata”

siamo luce di stelle

… vista da un altro punto di vista.

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Quel che siamo lo puoi chiamare anche Spirito se vuoi, chiamalo come ti pare, dal tuo punto di vista.

Ma se dal tuo stesso punto di vista, preferisci continuare a considerarti solo un individuo, puoi anche continuare a farlo.

Non cambierà nulla (per tutti gli altri).

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Credo che dopo aver terminato questa lettura, forse, ciò che ti avevo proposto in un precedente articolo potrebbe acquistare un diverso valore (se vuoi rivederlo, clicca qui).

Credo che adesso sarà più chiaro, anche per te, qual era il significato della frase di Pierre Teilhard de Chardin (se vuoi sapere chi era, clicca qui):

“non siamo esseri umani che vivono un’esperienza spirituale, ma siamo esseri spirituali che vivono un’esperienza umana”.

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Spero che questo articolo ti sia piaciuto e ringraziandoti, quindi, per l’attenzione che hai dedicato alla sua lettura, ti chiedo, come al solito, di “passare voce” (se vorrai) ed informare altre persone dell’esistenza del blog “QUASIZEN” (puoi, ad esempio, utilizzare i “pulsanti” in cima ad ogni articolo per condividerlo anche nei social).

Se vorrai spiegare cosa vi si può trovare, potresti accennare a quanto ho scritto in un precedente articolo che potrai trovare cliccando qui. Ti ringrazio anche per questo.

In ogni caso, sarà sempre bene considerare che tutto ciò che si legge in questo blog non rappresenta, in alcun modo, alcuna Verità assoluta (per come ho già spiegato in un altro articolo che potrai rileggere, cliccando qui).

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Se, inoltre, volessi contattarmi lo potrai fare scrivendo a quasizen.mail@gmail.com

Accetterò ogni commento, giudizio o suggerimento (e, se non riesci proprio ad evitarlo, anche qualche insulto). Potresti anche inviare ogni tua riflessione che vorresti pubblicare su “QUASIZEN” (potrai chiedermi di farlo).

Ciao, alla prossima (non so quando).

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Per leggere una copia della licenza

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