PADRE NOSTRO


Articolo di Renato (per informazioni sull’autore, clicca qui).

Come al solito, per prima cosa, spero che tu voglia informare altre persone dell’esistenza del blog “QUASIZEN”, se ritieni che potrebbero interessarsi alle varie tematiche trattate in esso. A tal fine puoi, ad esempio, utilizzare i “pulsanti” in cima ad ogni articolo per condividerlo anche nei social, come pure basterebbe inviare il link di un qualsiasi articolo che preferisci, tramite WhatsApp, a chiunque tu vorrai.

A questo punto, come sempre nel blog QUASIZEN, ti invito ad ascoltare una canzone, come sottofondo musicale per la lettura di questo stesso articolo. Questa volta ho scelto uno dei famosi successi di Chuck Berry, considerato uno degli iniziatori del rock (per conoscere meglio questo artista, clicca qui) e di cui ascolterai You Never Can Tell, canzone che è stata usata nella famosa scena del film “Pulp Fiction” (per qualche informazione su quel film, clicca qui) interpretato da Uma Thurman e John Travolta.

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Dato che tra poche settimane arriverà il Natale, non penso di essere del tutto fuori luogo se, adesso, ti propongo di considerare una preghiera, la più importanti tra tutte le preghiere: il Padre Nostro.

Gesù ci insegnò come pregare invocando, appunto, il Padre Nostro e, forse, con quella stessa preghiera provò a spiegare anche qualcosa di diverso da ciò che comunemente si pensa.

Forse Gesù voleva farci capire quanto il raggiungimento della felicità (ovvero “il tuo regno”, riferito al Padre) sia ostacolato dal tranello del nostro giudizio rivolto verso noi stessi, prima ancora che verso gli altri o verso altre situazioni che viviamo come distinte da noi.

Probabilmente, tra le varie cose dette in questa preghiera, Gesù ci invitava anche ad essere fiduciosi, in quanto la Realtà Divina, il Padre, avrebbe rimesso “i nostri debiti” che originano solo da una visione egoica della nostra esistenza. Aver “fede” in ciò non è solo un desiderio, una speranza che potrebbe anche essere delusa, bensì una certezza che deriva da una più profonda consapevolezza della Verità.

Non basta che tale Verità venga pensata, non serve a nulla limitarsi a considerarla mentalmente. Ciò che conta è una percezione esperienziale di questa stessa Verità, tramite la quale si può abbandonare quella illusoria presunzione di poter distinguere ciò che accettiamo e ciò che rifiutiamo della vita, pretendendo di distingue il giusto dall’ingiusto, il bene dal male. Gesù ci incoraggia, quindi, ad esprimere la nostra capacità di ammettere la realtà per quello che è, vivendola pienamente, superando le pretese dei nostri stessi giudizi.

Ovviamente egli non si poneva il problema che una rinuncia a tale distinzione rischiasse di legittimare ogni nefandezza umana in quanto, vivendo nella Verità, ogni nostro comportamento non può che inserirsi in una logica di Amore Universale. Infatti, dopo alcuni secoli, anche Sant’Agostino disse “ama e fai ciò che vuoi”.

Forse Gesù ha provato a spiegarci come ogni giudizio ha senso solo nella illusione di una reale distinzione tra il sé e l’altro da sé, ogni giudizio ha senso nell’illusione della nostra esistenza individuale, in assenza della sufficiente consapevolezza di un’appartenenza all’unica Realtà Superiore dalla quale origina tutto.

La nostra vera natura, in quanto “processo” (chiamalo Spirito, se vuoi) che ci unisce ad ogni altro individuo, ad ogni altra creatura, ad ogni altra cosa, rende del tutto insignificante ogni giudizio (e quindi, anche, ogni preoccupazione di “peccato” da farci perdonare).

Riguardo il suddetto concetto di “processo” ti esorto a leggere un mio precedente articolo che potrai trovare cliccando qui.

Ciò che la preghiera del “Padre Nostro” mi ha suscitato (non immediatamente) è, soprattutto, questo messaggio. È stato un messaggio molto semplice (per chi ha orecchie per intendere), ma che in tanti possono faticare ad accettare, anche perché è “scomodo” per certe autorità.

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Forse certe mie idee possono sembrare anche un po’ “strane” (o, quantomeno, “azzardate”), ma in ogni caso spero che questo stesso articolo sia stato di tuo gradimento e ti ringrazio, quindi, per l’attenzione che hai dedicato alla sua lettura che, mi auguro, possa ispirare ogni tua libera riflessione.

Ti invito, tuttavia, a considerare sempre che tutto ciò che si legge in questo blog non rappresenta, in alcun modo, alcuna Verità assoluta (per come ho già spiegato in un altro articolo che potrai rileggere, cliccando qui).

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Se tu volessi contattarmi lo potrai fare scrivendo a quasizen.mail@gmail.com

Accetterò ogni commento, giudizio o suggerimento (e, se non riesci proprio ad evitarlo, anche qualche insulto). Potresti anche inviare ogni tua riflessione che vorresti pubblicare su “QUASIZEN” (potrai chiedermi di farlo).

Ciao, alla prossima (non so quando).

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