Articolo di Renato Di Gesù (per informazioni sull’autore, clicca qui).
Nonostante l’enorme qualità di ciò che scrivo nel blog “QUASIZEN” (un tantino di presunzione me la concedo), come ad esempio si può apprezzare nel precedente articolo che puoi leggere cliccando qui, non credo che siano più di 3-4 le persone che impiegano il loro tempo per leggere certe cose.
Lo ammetto, non mi dispiacerebbe che i visitatori di questo stesso blog diventassero 300-400 o anche 30000-40000 (con grande beneficio per il mio narcisismo) e magari sarà così tra qualche mese, ma adesso non penso che a tanta gente importi cosa penso io della vita (che è ciò di cui voglio occuparmi, in modo particolare, in questo articolo, come avrai capito dal suo titolo).
Comunque, sono abbastanza sicuro che chi leggerà questo articolo non se ne pentirà.
Anche questa volta, come al solito nel blog “QUASIZEN”, ti suggerisco di accompagnare la lettura di questo stesso articolo con l’ascolto di un brano musicale. Generalmente le mie proposte sono del tutto casuali, seppur legate al mio gusto musicale. In questa occasione, però, ho fatto una scelta legata anche a ciò di cui voglio occuparmi. Si tratta di un meraviglioso brano che, originariamente, era stato interpretato da un grande cantante del passato, ovvero da Domenico Modugno (per qualche informazione su questo artista, clicca qui).
Il brano che ti suggerisco di ascoltare è meraviglioso anche nel suo titolo che, infatti, è proprio “MERAVIGLIOSO” riproposto, alcuni anni fa, da un gruppo musicale italiano che lo ha saputo interpretare in modo eccellente. Il gruppo a cui mi riferisco è quello dei “NEGRAMARO” (per qualche informazione su questo gruppo, clicca qui).
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Per quelle persone (sufficientemente curiose) che continueranno a leggere questo articolo, voglio sottolineare come l’ascoltare il brano che ho proposto può essere importante per chi, serenamente, sente il senso della propria vita, ma soprattutto per chi si trova nella disperata condizione di mettere in discussione quello stesso significato.
Ognuno ha la propria idea della vita e del suo significato e questo potrebbe bastare. Quindi…
perché parlare del senso della vita?
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Perché ne ho voglia! Per me potrebbe essere sufficiente anche solo questo motivo. Ma, in realtà, lo faccio anche perché ho la sensazione che il senso della vita sia un tema che interessi a pochi e che la maggior parte della gente s’illude di poter fare a meno di pensare a certe cose.
Al massimo, qualcuno si fa qualche domanda quando si trova ad avere a che fare con qualche “imprevisto”, qualcosa che disturba la “festa” che si vorrebbe vivere di continuo.
E non posso negarlo, non è così semplice vivere in un mondo che non si rende conto di certe cose.
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Il Mahatma Gandhi disse che…
“la felicità è quando ciò che pensi, ciò che dici e ciò che fai sono in armonia”.
Voglio essere del tutto sincero, finché si tratta solo di ciò che penso e ciò che dico, non ci sono grossi problemi. Il guaio è fare qualcosa in un mondo pieno di gente che si comporta in modo troppo diverso. Ad un certo punto, si rischia di soffrire per una sorta di sindrome di “Calimero” (se vuoi sapere qualcosa su questo personaggio, clicca qui) e ti assicuro che non è una condizione tanto “gradevole”, anche se col tempo si comprende come gestire questo stato d’animo e s’impara, oltretutto, ad amare proprio quel “pulcino piccolo e nero”.
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È anche per questo motivo che, in questo blog, trovi alcuni articoli riguardanti un tema un tantino “scomodo” se messo in relazione con la vita. È il tema delle cure palliative che, innegabilmente, si relaziona molto strettamente con un evento al quale nessuno ha voglia di pensare, ovvero la morte.
Ma quello che provo (o che mi ostino) a portare avanti con quegli stessi articoli è l’idea di cure palliative dedicate alla vita, pur ammettendo che alla vita stessa appartiene la morte, come pure si può ammettere che, viceversa, alla morte appartenga la vita (puoi leggere l’ultimo articolo di quella serie, intitolato “SUPERCAZZOLE N° 8, cliccando qui, al quale ne seguiranno altri sullo stesso tema).
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Oggi, però, ho voglia di concentrare la mia attenzione soprattutto sulla parte illuminata della luna, ovvero sulla VITA, in senso più stretto. Lo faccio sempre con uno strumento, ormai, “fuori moda” come lo può essere un blog, nell’epoca dei social. Ma è più forte di me, io preferisco un “luogo” tranquillo come questo, anziché quei “cortili” del pettegolezzo che sono i social (dove tuttavia mi farebbe “comodo” che si parlasse dell’esistenza di “QUASIZEN”, lo ammetto).
Dopo la mia consueta introduzione sul tema da trattare, innegabilmente prolissa, rischio di deluderti se ti propongo solo alcune considerazioni, apparentemente troppo semplici (tante volte me lo dice anche mia figlia che dovrei subito andare al “sodo”). Pazienza, potrai sempre decidere di non tornare più a leggere i prossimi articoli di “QUASIZEN”.
La prima cosa che, quindi, ti invito a fare è riconsiderare un precedente articolo di questo blog che potrai leggere, cliccando qui. In quell’articolo avevo proposto un video realizzato da Luca Mazzucchelli, psicologo, psicoterapeuta, pubblicista e brillante divulgatore anche su YouTube. In quello stesso video si citavano le parole di Pierre Teilhard de Chardin (se vuoi sapere chi era, clicca qui):
“non siamo esseri umani che vivono un’esperienza spirituale, ma siamo esseri spirituali che vivono un’esperienza umana”
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In quel video si spiegava come la nostra esistenza sia legata ad una grande energia che ci attraversa e ci consente di vivere.
Quel video mi ha ispirato alcune domande:
se la nostra vita è come se fosse la luce emessa da una lampadina accesa, collegata ad una batteria, a chi abbandoniamo quell’energia se decidiamo di spegnere, in anticipo, quella stessa luce? A chi regaliamo quell’energia della quale credevamo di essere gli unici padroni?
Siamo padroni della nostra stessa vita? Siamo padroni di ciò che siamo come individui? E siamo, poi, così sicuri di essere proprio quell’individuo che riteniamo di essere?
Io credo che, molto più probabilmente, la vita ci sia stata data in “comodato d’uso”, siamo solo “amministratori delegati” della nostra vita.
Sia ben inteso, niente ci esonera da una enorme responsabilità. Siamo responsabili della nostra stessa vita, la possiamo “amministrare” al meglio, pur non essendone padroni.
Tuttavia, è del tutto comune ed apparentemente ovvia l’idea di essere i “proprietari” della nostra esistenza individuale. Ma la cosa che ritengo ancora più affascinante è discutere su cosa ci autorizzi a crederlo.
Per smontare questa egoica “credenza” non credo che siano, neppure, necessarie certe idee “religiose” riguardo l’esistenza di un “nonnino” con la barba bianca che zompetta sulle nuvole, indossando una lunga tunica bianca (in pratica, una specie di Babbo Natale in camicia da notte). Possiamo, quindi, lasciar perdere l’idea (chiamala fede, se vuoi) di un qualsiasi Dio che abbia avuto realmente voglia di crearci e che, quindi, sia lui il vero proprietario della nostra vita. Per il momento, non è quello di cui voglio occuparmi.
Per quanto per me sia del tutto indifferente che tanta gente senta il bisogno di professare una determinata religione, io rispetto sinceramente chi lo fa ma, per quanto mi riguarda, trovo molto più interessante pensare ad altro.
Quindi, dal mio punto di vista, la domanda più importante o concretamente più sincera è…
Hai deciso tu di nascere?
Hai pagato qualcosa, di tasca tua, per poter vivere i primi nove mesi della tua esistenza nel grembo di una madre, di tua madre?
Oltretutto, quella stessa gravidanza potrebbe essere stata anche del tutto casuale (sai, capita delle volte che il preservativo si buchi) ma, in ogni caso, quel quarto d’ora di passione che ha determinato proprio quella gravidanza l’hanno voluto solo quel ragazzo e quella ragazza che fremevano nudi su un letto o sulla sabbia di una spiaggia, nove mesi prima che tu nascessi. Loro sì che lo hanno deciso (ne avevano una gran voglia).
Ma tu NO. Non hai deciso tu di nascere. La vita ti è stata solo data.
Di conseguenza tu mi dirai: “mi è stata regalata e, quindi, è mia!”
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E no, mi dispiace. Così come ti è stata data, ti verrà tolta (prima o poi accadrà, rassegnati). Quindi, non ti è stato regalato un bel niente, la vita non ti appartiene, NON È TUA!
La vita ci è data solo in prestito.
Aggiungo che, quindi, della “nostra” vita possiamo solo essere grati!
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Immagino che questa affermazione possa, anche, non essere condivisa da tanti (ed accetterò ogni tua riflessione in merito, se vorrai scrivermi a quasizen.mail@gmail.com).
Detto ciò, un’altro concetto che vorrei cominciare ad introdurre con questo articolo è che la nostra esistenza individuale può essere anche del tutto illusoria.
Mamma mia che batosta! Che cavolo significa che la mia esistenza individuale è un’illusione?
Vorrà mica dire che io non esisto?
Non è un concetto facile da spiegare, lo ammetto. Non è che io pensi a qualcosa del tutto identico a ciò che ho visto nel film “MATRIX”, non è che io mi riferisca a macchine che proiettano nella nostra mente scene di una vita del tutto “virtuale” (se vuoi qualche informazione su quel film, clicca qui ed, inoltre, ti consiglio vivamente di vedere, in particolare, il primo film della serie).
Per il momento mi limito a dire che credere di esistere come individuo è come se una singola goccia d’acqua, spruzzata dal mare in tempesta, credesse di esistere a prescindere dal mare stesso.
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In definiva, crediamo di essere “qualcuno” e di esserne padroni. Ma, forse, tutto questo è solo una illusione.
Non dico che la nostra vita e la nostra persona siano irreali, dico che forse non sono la Verità.
Forse la nostra esistenza, il suo Vero significato va oltre la nostra vita individuale. Forse possiamo considerare una dimensione “transpersonale” della nostra stessa esistenza. Forse esiste un Essere più Puro e più grande al quale ci possiamo identificare, un mare al quale appartiene ogni singola goccia d’acqua.
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Di questa modalità “transpersonale” dell’esistenza e di ciò che (del tutto arbitrariamente) mi piace chiamare Puro Essere parlerò ancora, nei prossimi articoli. Se avrai voglia di leggerli, se avrai voglia di mettere in discussione alcuni “dogmi” culturali (più che religiosi) che ci appartengono e che, pur avendo tutta una loro ragion d’essere, forse contribuiscono solo a complicarci la vita (ne sono estremamente convinto in quanto, tutt’ora, io stesso non mi ritengo del tutto libero da queste “credenze”).
Tengo, fin d’ora, a precisare che la cosiddetta dimensione transpersonale dell’esistenza non è semplicemente un mio “delirio”. Altre personalità, ben più autorevoli e credibili di quanto lo possa essere io, hanno sviluppato delle interessanti “teorie” affini a questo tema. Ho l’orgoglio di aver avuto alcune ispirazioni dal pensiero di gente come Carl Gustav Jung, Roberto Assagioli, Abraham Maslow, Alan Watts, Steven C. Hayes o Ken Wilber. Di quest’ultimo ti consiglio di leggere un libro che ho trovato semplicemente fantastico, intitolato “OLTRE I CONFINI. La dimensione transpersonale in psicologia”.
Di conseguenza lascio a te la decisione se continuare o meno ad interessarti di ciò che leggerai nei prossimi articoli di “QUASIZEN”.
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Per il momento, concludo questo articolo proponendoti di ascoltare (se vorrai) Domenico Modugno che canta, con la sua amabile voce dal vivo, la sua canzone intitolata “MERAVIGLIOSO”. Buon ascolto…
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Per finire, come al solito, ti ricordo di “passare voce” (se vorrai) ed informare altre persone dell’esistenza del blog “QUASIZEN” (puoi, ad esempio, utilizzare i “pulsanti” in cima ad ogni articolo per condividerlo anche nei social).
Se vorrai spiegare cosa vi si può trovare, potresti accennare a quanto ho scritto in un precedente articolo che potrai trovare cliccando qui. Ti ringrazio anche per questo.
In ogni caso, sarà sempre bene considerare che tutto ciò che si legge in questo blog non rappresenta, in alcun modo, alcuna Verità assoluta (per come ho già spiegato in un altro articolo che potrai rileggere, cliccando qui).
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Se, inoltre, volessi contattarmi lo potrai fare scrivendo a quasizen.mail@gmail.com
Accetterò ogni commento, giudizio o suggerimento (e, se non riesci proprio ad evitarlo, anche qualche insulto). Oppure, potresti anche inviare un tuo articolo che vorresti pubblicare su “QUASIZEN”.
Ciao, alla prossima (tra qualche giorno).
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