Coraggio, facciamo una pausa.
Negli ultimi articoli di questo blog, ti ho proposto un tema un tantino “sgradevole” (me ne rendo conto) e, quindi, adesso preferisco cambiare un po’ argomento (anche per darti il tempo per “metabolizzare” quanto hai precedentemente letto). Riprenderò a parlare di cure palliative in seguito.
A parlartene sarò sempre io, Renato Di Gesù (se vuoi sapere qualcosa in più su di me, clicca qui), continuando a mettere a dura prova la tua capacità di non addormentarti, leggendo i miei articoli.
Ecco perché, come in altre occasioni, ti suggerisco di proseguire la tua lettura con un sottofondo musicale (per sopravvivere alla noia).
Questa volta ti propongo un brano dei QUEEN (non penso che ci sia tanto bisogno di presentazioni per questo gruppo musicale, ma se vuoi qualche notizia clicca qui).
Il brano che potrai ascoltare è “Bohemian Rhapsody”, ma non la versione originale, bensì una cover in stile “flash mob”.
.
Riprendiamo col tema di oggi, per il quale non sono sicuro che tu possa trovare conferma di certe mie affermazioni nella Treccani (se non sai cos’è, clicca qui).
Ad esempio, una mia (personalissima) convinzione è che, soprattutto in democrazia, uno degli obiettivi principali della politica sia conquistare il voto degli indecisi.
Immagino che questa affermazione possa suscitare qualche perplessità in chi la legge. Non mi sorprenderebbe se qualcuno mi giudicasse male sulla base di ciò che hai appena letto. Qualcuno potrebbe pensare che io abbia una visione un tantino “cinica” della politica, praticamente un po’ “pseudo-machiavellica”.
Il fatto è che, in realtà, la precedente affermazione va analizzata con un po’ più di attenzione.
Partiamo dal fatto che a me piace pensare che ci sia una (sottile) differenza tra “scopo” ed “obiettivo”.
Come ho già detto, non so se la Treccani sia d’accordo con me, ma io per “scopo” preferisco intendere qualcosa che rappresenti un “valore”. Per “obiettivo”, invece, intendo qualcosa che coincida solo con un “risultato” concreto.
In pratica, mi piace pensare che lo scopo sia più nobile dell’obiettivo.
La politica, ad esempio, può avere diversi scopi e diversi obiettivi. Ed infatti penso che, soprattutto in democrazia, uno degli obiettivi principali della politica sia, per l’appunto, conquistare il voto degli indecisi. Ma quello che più conta (o che dovrebbe contare di più) è qual è il tuo scopo, qual è la tua vera “natura”. Qual è lo scopo di una qualsiasi azione politica.
Il problema è che se sei così tanto spregiudicato da rinnegare tutti i tuoi veri scopi pur di truffare gli indecisi, potrai anche raggiungere l’obiettivo del potere, ma è tutto da dimostrare che tu possa realmente agire secondo dei veri valori (ammesso che tu ne abbia).
In Italia, oltretutto, penso che ormai da qualche decennio si sia del tutto perso di vista cosa siano gli scopi, ovvero i valori (non solo in politica).
Certo, c’è chi pensa che i valori possano essere le “regolette” inculcate da mamma e papà, oppure i grandi dogmi osannati dal prete durante la messa (alla quale non va più nessuno, o quasi).
Io, spesso, mi sono ritrovato a chiedermi cosa siano i valori (quelli veri e non solo quelli ipocritamente dichiarati) e devo dire che una interessante risposta l’ho trovata in un “filone” della psicoterapia. A me piace essere un po’ “cultore” di alcune discipline psicologiche e, tra queste, ho trovato particolarmente interessante l’ACT, ovvero la Acceptance and Commitment Therapy (se vuoi qualche informazione in merito, clicca qui).
Tra le varie cose che ho imparato, leggendo alcuni libri su questa forma di psicoterapia cognitivo-comportamentale c’è, appunto, una definizione dei VALORI.
In uno dei libri che ho scritto alcuni anni fa (quando mi illudevo che qualcuno avesse voglia di leggerli) avevo dedicato un capitolo alla definizione, elaborata in ACT, dei valori. In quel capitolo scrissi che essi sono importanti perché danno motivazione ed orientamento alla nostra azione anche quando le cose vanno male, anche quando abbiamo delle risposte sgradevoli o negative dall’ambiente che ci circonda. I Valori corrispondono al per cosa si vorrebbe essere ricordati dalle persone care; a cosa conferisce senso alla vita; per cosa vogliamo vivere anche di fronte alle crisi e nelle situazioni difficili.
I valori rappresentano lo spirito con il quale vogliamo comportarci, non quello che vogliamo ottenere. I valori sono QUALITÀ del nostro agire, ovvero come vogliamo portare avanti le nostre attività. Il più delle volte, quindi, sono corrispondenti a degli ”aggettivi” che qualificano le nostre stesse attività.
Devono essere GLOBALI, ovvero sono “attitudini” indipendenti dal contesto e dall’attività in cui vengono esercitati, indipendenti dal ruolo assunto. Un dato valore può essere di fatto agito con molti comportamenti diversi, in tanti ambiti diversi. Un ruolo, per quanto importante, di per sé, non è un valore. Le qualità con cui connotiamo un dato ruolo è, in realtà, l’essenza del valore. Per esempio essere un padre premuroso, fa riferimento ad una qualità, la “premurosità”, trasversale a tanti comportamenti ed azioni che costituiscono il ruolo di padre. Ovviamente la premurosità, in quanto valore, trascende anche i ruoli; si può essere un marito premuroso, un amico premuroso, un collega premuroso o un manager premuroso.
I Valori devono essere DESIDERATI e questa, dal mio punto di vista, è la loro caratteristica più interessante. I valori scaturiscono spontaneamente da ciò che è sinceramente importante per noi ed indipendentemente da ogni approvazione esterna. Sono scelti consapevolmente ed autonomamente e, quindi, non riguardano ciò che si dovrebbe fare o che è imposto per convenzione o compiacimento. Per quanto un valore può corrispondere al per cosa si vorrebbe essere ricordati da persone care, tuttavia esso rimarrebbe tale anche in assenza di qualcuno che desse la sua approvazione. Ciò si correla al fatto che un valore non va giustificato; è come il nostro gusto preferito di gelato.
I valori sono CONTINUATIVI, ovvero sono processi che non giungono mai a nessun fine; i valori non vengono mai raggiunti, sono la direzione da percorrere; questo elemento serve a distinguere i valori dagli obiettivi.
Una riflessione aggiuntiva va fatta per i desideri affettivi, per esempio essere felice, sereno. Anche questi non sono dei valori. Infatti l’essere felice non rimanda alla qualità di azioni continuative. Se una persona dice che ha come valore la felicità, lo si potrebbe far riflettere chiedendogli: “con quale qualità, caratteristica personale, del tuo agire continuativo, aumenti le probabilità di essere felice?”
Rispondendo a questa domanda si suscitano i veri valori collegati alla felicità. Tutti gli stati affettivi indotti dagli altri non sono valori perché riguardano l’azione di altre persone, riguardano ciò che ricevi, quello che ti viene dato non quello che fai, non quello che provi in modo attivo.
In definitiva, si può affermare che valori riguardano quello che vogliamo ESSERE, non quello che vogliamo ottenere.
Spero che tu abbia sopportato tutta questa noiosa “disquisizione” sui valori. Non si sa mai, potresti metterti in politica e dovresti convincere gli indecisi ad accettare i tuoi valori.
.
Come al solito concludo ricordandoti che potresti (perché no) “passare voce” ed informare altre persone dell’esistenza di QUASIZEN (puoi, ad esempio, utilizzare i “pulsanti” in cima ad ogni articolo per condividerlo anche nei social).
Se vorrai spiegare cosa vi si può trovare, potresti accennare a quanto ho scritto in un precedente articolo che potrai trovare cliccando qui. Ti ringrazio anche per questo.
.
Se volessi contattarmi lo potrai fare scrivendo a quasizen.mail@gmail.com
Accetterò ogni commento, giudizio o suggerimento (e, se proprio ci tieni, anche qualche insulto).
Ciao, alla prossima (non so quando).
.
Per leggere una copia della licenza
visita il sito web:
https://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/4.0/legalcode
o spedisci una lettera a Creative Commons,
PO Box 1866, Mountain View, CA 94042, USA.
.