SUPERCAZZOLE N° 4

Rieccoci al quarto appuntamento dedicato al tema delle CURE PALLIATIVE.

A parlartene sono sempre io, Renato Di Gesù (se vuoi sapere qualcosa in più su di me, clicca qui) che metto a dura prova la tua capacità di sopportazione. Ti faccio i miei più sinceri complimenti se hai ancora voglia di leggere alcune informazioni su un argomento così tanto “sgradevole”.

Nel precedente articolo (se lo vuoi leggere, clicca qui) ho fatto alcune importanti precisazioni:

1. la morte NON È una malattia

2. le cure palliative sono indirizzate a PERSONE ANCORA VIVE.

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Sono affermazioni piuttosto “semplici” che possono, anche, sembrare piuttosto banali rispetto ai “raffinati” argomenti che spesso vengono messi in campo riguardo le stesse cure palliative.

Ed a proposito della “raffinatezza” di ciò che solitamente si dice riguardo tale tema, ti invito a guardare un video che raccoglie alcune scene memorabili della cinematografia italiana.

Non so se hai l’età giusta per ricordarti di alcuni film, tra i quali Amici Miei del 1975, al quale ne seguirono altri due della stessa serie (per ulteriori informazioni, clicca qui), nei successivi anni ’80 dell’ormai scorso secolo (ai tempi dei “dinosauri”, come dice mia figlia).  

Nel seguente video conoscerai meglio un “concetto” molto importante:

Quelli che hai appena visto sono dei fulgidi esempi di “SUPERCAZZOLE”.

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Prima di continuare a leggere questo articolo, come al solito, per dare sollievo alla tua stoica fatica durante la stessa lettura, ti suggerisco l’ascolto di un po’ di buona musica.

Oggi ti propongo un brano dei Depeche Mode (se vuoi qualche informazione su questo gruppo musicale, clicca qui), intitolato “Enjoy The Silence”

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Riprendiamo il discorso riguardo la “supercazzola”, dando una sua più esplicita definizione (nel suo reale utilizzo quotidiano).

In pratica, è un insieme di parole, apparentemente complesse, dette probabilmente perché non si sa proprio di cosa si sta parlando oppure (come credo capiti anche più spesso) si ha qualche idea, ma non si ha alcun sincero interesse a far capire un c…. di ciò che realmente si pensa.

E, tutto sommato, può anche essere la metafora di chi preferisce appellarsi a “raffinati” luoghi comuni da “ben pensanti”, anziché dire certe sgradevoli verità

Ecco perché ho intitolato con questo termine gli articoli dedicati al tema delle cure palliative.

Scrivendo questi stessi articoli la mia principale preoccupazione è proprio quella di non dire delle “semplici” supercazzole. 

Dal mio punto di vista (mi sbaglierò?), spesso certe “erudite disquisizioni” su questo “scomodo” argomento coincidono con un fritto-misto fatto di “politichese/burocratese”, “medichese”, “parrocchiese” e “sdolcinatese”.

Purtroppo, troppo spesso, ho la netta sensazione che il vasto mondo delle cure palliative sia letteralmente “infestato” dalle supercazzole.

Sui libri, ai convegni scientifici, nei media si fa un abbondante uso di frasi incomprensibili ed incomprese, spesso anacronistiche, se non ipocrite o legate a schemi culturali non pienamente condivisi da tutti (se mai lo sono stati), facendo dei semplici “copia-incolla” e riferendoci a modelli di cura appartenenti ad altre nazioni, talvolta impossessandoci di valori ai quali, in realtà, non crediamo intimamente.

Scimmiottiamo approcci di cura che possono essere anche validi in Danimarca o a New York ma che la nostra tradizione culturale non ha alcuna voglia di assimilare (soprattutto se in maniera forzata).

Si preferiscono le “supercazzole” anziché parlare del malato terminale e della morte con sufficiente schiettezza (di cui ci vergogniamo per paura di essere accusati di “cinismo”), realismo, onestà intellettuale e sincerità.

Si preferiscono le “sdolcinature” ed i “pietismi” che non hanno nulla a che vedere con una sincera compassione per le vicende vissute dai pazienti terminali e dai loro familiari.

Talvolta ho il forte timore che, in tanti ambiti della sanità italiana, da Bolzano a Pantelleria, oggi più di prima, si usino le supercazzole per “imporre” anziché “proporre” modelli di cura spesso assoggettati ad esclusive finalità economiche.

Il tutto rischia di far diventare le stesse cure palliative solo delle “supercazzole”, impedendo loro di essere quello che realmente sono: una OPPORTUNITÀ.

Le cure palliative sono un’opportunità proprio per quelle persone che vivono momenti estremamente difficili legati a terribili malattie.

Una opportunità che può essere PROPOSTA e non deve essere IMPOSTA.

Pertanto, la mia domanda è: vogliamo continuare a parlare di “supercazzole”?

Io proverò a fare qualcosa di diverso, di più onesto e concreto (nei limiti delle mie possibilità) e lo farò nei prossimi articoli che ti proporrò.

Ecco perché ti ringrazio di cuore per la tua attenzione e sono estremamente fiducioso del fatto che avrai voglia di leggere gli altri articoli che seguiranno su questo stesso tema.

Sono assolutamente sicuro, altresì, che avrai sempre la giusta prudenza di non considerare le mie idee come verità assolute (come ti ho già detto in un precedente articolo che potrai rileggere, cliccando qui).

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Come al solito concludo ricordandoti che potresti anche (perché no) “passare voce” ed informare altre persone dell’esistenza di QUASIZEN (puoi, ad esempio, utilizzare i “pulsanti” in cima ad ogni articolo per condividerlo anche nei social).

Se vorrai spiegare cosa vi si può trovare, potresti accennare a quanto ho scritto in un precedente articolo che potrai trovare cliccando qui. Ti ringrazio anche per questo.

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Se volessi contattarmi lo potrai fare scrivendo a quasizen.mail@gmail.com

Accetterò ogni commento, giudizio o suggerimento (e, se proprio ci tieni, anche qualche insulto).

Ciao, alla prossima (non so quando).

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Per leggere una copia della licenza

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