Oggi ti metto alla prova. Capiremo, ovvero capirai se per leggere gli articoli di questo blog ci vuole più interesse o più pazienza.
Sarò un tantino “lungo”. Ti avviso già e se hai altro da fare, di più importante, ti consiglio di lasciar perdere la lettura di questo articolo. Ma se, invece, vuoi essere partecipe di qualcosa che potrebbe influire positivamente sulla tua vita, continua pure a leggere. SCEGLI TU.
Per tentare di darti un po’ di “sollievo” dalla fatica di leggere i miei articoli (per come ho già spiegato in un precedente articolo che potrai rileggere, cliccando qui), anche oggi ti suggerisco l’ascolto di un brano musicale.
Si tratta della magnifica canzone, intitolata, “Piece of my Heart”, cantata da Janis Joplin (che potrai conoscere meglio, cliccando qui).
Ti propongo di ascoltare quel brano in una particolare versione live:
.
Adesso torniamo ad occuparci dell’argomento di questo articolo.
Non è la prima volta che mi capita.
Mi arriva un’intuizione e penso di aver avuto un’idea “geniale”, da poterci vincere un Nobel e invece…
… qualcuno l’ha già pensata prima di me.
Pazienza, il Nobel dovrà aspettare.
Anche oggi mi è capitata una cosa simile.
Non so perché, ma questa mattina mi sono svegliato con un’intuizione nella testa: “le religioni sono soltanto dei modelli interpretativi della realtà”.
GRANDE!
Mi ero illuso di aver capito chissà cosa ed, invece, ho solo “scoperto” l’acqua calda.
Tu mi dirai: “ma da dove ti vengono certe pensate? Non hai altro da fare, anche di più divertente, nella vita?”
No, non ho altro da fare, é più forte di me. Fin da ragazzo, ho sempre provato una sorta di “smania” spirituale che mi ha spinto ad interessarmi alla religione, alle religioni.
La parola “smania” è assolutamente appropriata perché, se andiamo a guardare la sua definizione, in qualche dizionario, descrive abbastanza bene cosa provo in rapporto con la mia “spiritualità”.
SMANIA: sostantivo, femminile
- stato di agitazione e d’inquieto malessere, effetto di tensione nervosa o di un diffuso senso di disagio e d’insoddisfazione.
- desiderio intenso, voglia incontenibile.
Questo è stato, probabilmente, uno dei motivi (ma non l’unico) per il quale, da ragazzino liceale, ero il “fesso” che si immolava ad intrattenere il Prof. di religione in lunghe chiacchierate, mentre il resto della classe andava giù, nel cortile della scuola, per una sana partita a pallone.
Questo è stato, probabilmente, uno dei motivi per il quale, soprattutto dal mio primo periodo universitario (che io mi ricordi), ho cominciato ad interessarmi e leggere ciò che poteva riguardare altre religioni come l’induismo, il taoismo ed il buddismo e, contemporaneamente, ho cominciato ad accostarmi alle pratiche meditative.
Così sono andato avanti negli anni e, nel frattempo, mi sono laureato in medicina, poi specializzato in neurologia ed ho cominciato a lavorare, come medico ospedaliero.
Cosa amavo di più? Il mio lavoro da neurologo o la mia “smania” spirituale? Non lo so.
Fatto sta che, dopo alcuni anni, ho anche cambiato “settore” lavorativo e, dal 2022, mi occupo di “cure palliative” (delle quali ho già deciso che ti parlerò in alcuni dei prossimi articoli).
Ma, già prima di questa mia piccola “rivoluzione” professionale, continuavo ad interessarmi a temi “spirituali”, continuando a studiare il taoismo ed il buddismo e mi sono accostato alla pratica della “mindfulness” (per la quale ho anche acquisito un titolo di “istruttore”), per poi giungere ad un particolare interesse per la pratica meditativa zen, definita come shikantaza che (per quel che credo di aver capito finora, ma potrei anche sbagliarmi) è una delle diverse pratiche meditative tipiche dello zen che, nel loro complesso, vengono definite zazen e che comprendono altre “tecniche” come la meditazione sui koan e la meditazione camminata. Per quanto sia riuscito a capirci qualcosa, ho trovato nello zen una magnifica sintesi di ciò che possiamo trovare nel buddismo e nel taoismo.
Ad un certo punto, mi sono anche messo a scrivere libri (se vuoi qualche informazione su di essi, clicca qui) incentrati anche su questi temi.
L’ultimo libro che ho scritto, intitolato “L’INFELICITÀ NON ESISTE” è stato molto legato alla riemersione di un mio legame con la figura di Gesù e, in una certa misura, con la religione cristiana (sarà che il mio cognome, “Di Gesù”, c’entra qualcosa?).
In realtà, successivamente, ho capito che il mio legame, la mia “appartenenza” alla religione cristiana è del tutto discutibile.
E qui arriviamo, appunto, all’intuizione che ho avuto questa mattina: le religioni sono soltanto dei modelli interpretativi della realtà.
Da un po’ di tempo a questa parte, sono arrivato in una fase evolutiva della mia spiritualità per la quale qualsiasi “legame” ad una religione, cristiana o zen che sia, per me, è del tutto privo di reale significato.
Ciò non coincide ad una forma di “ateismo” (anche perché non trovo particolarmente interessante discutere sull’esistenza di Dio), ma semplicemente alla mia personale convinzione (che, quindi, non è la Verità, per come ho già spiegato in un precedente articolo che potrai rileggere cliccando qui) che tutte le religioni sono “giuste” e nessuna lo è.
Tante volte mi sono ritrovato ad ironizzare sul (mio) sospetto che lo stesso Gesù possa aver “scopiazzato” da altre fonti religiose (in fin dei conti Israele non è, poi, così lontana dall’India o dalla Cina e chissà dove può essere andato in giro Gesù e chi può aver incontrato, durante il suo periodo vissuto “nel deserto”).
In realtà, adesso, sono sempre più convinto che Gesù non abbia avuto alcun bisogno di “scopiazzare” alcunché, in quanto lo stesso Gesù non parlava di cose diverse da quelle dette da altri uomini “illuminati” di tutto il mondo e di tutte le epoche.
Tutti dicono cose, anche apparentemente “diverse”, parlando tutti della stessa cosa che, tra l’altro, non può, in nessun modo, essere espressa a parole per il semplice fatto che non può, neppure, essere pensata, non può essere un’idea. Può essere solo una esperienza.
Forse è proprio per questo motivo che nella Bibbia è narrato di come Dio stesso abbia detto a Mosè “Io sono colui che sono” (in ebraico אֶהְיֶה אֲשֶׁר אֶהְיֶה?, ʾehyeh ʾašer ʾehyeh) riferendosi al nome da presentare agli Israeliti (Esodo 3,13-15) ed alcuni gruppi religiosi e teologi ritengono che questa frase o almeno la parte della frase “Io Sono” sia un vero nome di Dio, o addirittura il solo nome di Dio che si possa pronunciare (per maggiori informazioni, clicca qui).
Per tali ragioni sono fortemente convinto che le religioni sono solo dei modelli interpretativi, delle “metafore” della Verità.
Ecco perché penso che per Gesù, come per Buddha, come per Lao Tzu (padre del taoismo) o per altri “illuminati” della storia dell’umanità non è stato tanto importante che abbiano parlato della Verità perché loro, in realtà, ebbero la capacità (e forse anche la fortuna) di essere la Verità, di farne piena esperienza interiore.
All’inizio di questo articolo ti ho confessato come, per il mio narcisismo, sia stato un tantino deludente rendermi conto di non scoprire niente di nuovo.
Ma, in fin dei conti, se non ci sono riusciti neppure veri geni come Gesù, Buddha o Lao Tzu a dire cose realmente diverse tra di loro, perché dovrebbe riuscirci una persona mediocre come me?
Ed infatti, quando stamattina mi sono svegliato con la mia intuizione riguardo i “modelli interpretativi”, mi sono subito messo a cercare su internet per verificare se la mia idea di “modello interpretativo” avesse senso ed indovina un po’ cosa ho trovato?
Una pagina web intitolata proprio “CONSIDERAZIONI SUI MODELLI INTERPRETATIVI” che ti invito a leggere cliccando qui e che mi è sembrata piuttosto interessante.
Ora, dato che temo di aver messo veramente a dura prova la tua capacità di “sopportazione”, concludo questo mio articolo che non rappresenta altro che uno dei miei “nuclei di pensiero” che sarò ben felice che possano, eventualmente, unirsi con i tuoi (se vuoi capire meglio cosa intendo dire, clicca qui).
.
So bene che quanto hai appena letto ha, anche, tutte le caratteristiche di un (noioso?) resoconto autobiografico. Ma tutto sommato i blog sono, appunto, dei “diari in rete” (per come ho già spiegato in un precedente articolo che potrai rileggere cliccando qui). In realtà ho voluto solo raccontare anche come sono arrivato alle riflessioni che trovi in questo stesso blog e che riprenderò in altri articoli che troverai in futuro. Proverò a fare altri ragionamenti su questi stessi temi.
Se tornerai per i prossimi articoli, potresti anche (perché no) “passare voce” ed informare altre persone dell’esistenza di QUASIZEN.
Se vorrai spiegare cosa vi si può trovare, potresti accennare a quanto ho scritto in un precedente articolo che potrai trovare cliccando qui.
Se, inoltre, volessi contattarmi lo potrai fare scrivendo a quasizen.mail@gmail.com
Accetterò ogni commento, giudizio o suggerimento.
.
Prima di salutarci, per oggi, voglio proporti un altro video dove i Måneskin si esibiscono in una cover dello stesso brano di Janis Joplin che ti ho proposto prima.
Tanto per non dare del tutto ragione a mia figlia (attualmente tredicenne) che sostiene che i miei gusti musicali sono un tantino da “matusa”, confesso che la band dei Måneskin mi piace (se vuoi qualche informazione aggiuntiva su di loro, clicca qui) e penso proprio che in qualche prossimo articolo avrò proprio voglia di suggerirti qualche altro loro brano da ascoltare.
Per il momento potrai ascoltare questa loro live cover di “Piece of my Heart”:
.
Ciao, alla prossima (non so quando).
.
Per leggere una copia della licenza
visita il sito web:
https://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/4.0/legalcode
o spedisci una lettera a Creative Commons,
PO Box 1866, Mountain View, CA 94042, USA.
.