Ciao, sono Renato, l’autore di QUASIZEN che più che un sito, in realtà, è un blog (le cui caratteristiche sono spiegate su Wikipedia). Infatti è, innegabilmente, un “diario in rete”. Sai, di quelle cose che una volta, ai tempi dei “dinosauri” come dice mia figlia (l’adoro!), si facevano ancora con carta e penna.
Una volta scrivevi le tue “cazzate” in un diario e te le tenevi per te, erano “segreti”. Ora, invece, speri che almeno 2-3 curiosi abbiano voglia di perdere il loro tempo a leggere le tue stesse “cazzate”. I tempi cambiano.
Detto ciò, se per caso tu sei tra quei 2-3 curiosi che leggono il mio “diario”, ti do anche la magnifica opportunità di conoscere chi è l’autore di questo “capolavoro” (se mi vuoi conoscere meglio clicca qui).
A questo punto, per come ho già spiegato in un precedente articolo (per rileggerlo, clicca qui) ti faccio la mia consueta proposta musicale.
Oggi è il turno del Re del funk, genere di cui è considerato l’inventore. Mi riferisco a James Brown (che puoi conoscere meglio, cliccando qui).
Ti propongo di ascoltare un suo famosissimo brano, intitolato “I feel good” che, tra l’altro, è tra i tanti brani musicali che sono stati inseriti in un film eccezionale, intitolato “Good Morning Vietnam”, interpretato da un’altro artista che io adoro: Robin Williams. Questo fantastico attore è sempre stato, per me, una sorta di “mentore” (se vuoi conoscerlo meglio, clicca qui). Non sono realmente capace di spiegare cosa provo pensando a lui. In qualche modo mi sento in “risonanza” con ciò che è stato. Non mi permetto di paragonare la sua grandiosa genialità con la mia mediocre esistenza, ma ho sempre provato una forte attrazione per quella persona, sentendomi fortemente vicino al suo spirito.
Ecco perché provo un immenso piacere a fare la mia proposta musicale di oggi tramite una magnifica “accoppiata”
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Torno ora con la mia “cazzata” di oggi. Ti voglio chiedere una cosa.
Una cosa che ovviamente mi sono chiesto prima io: se potessimo togliere dalla nostra vita tutto ciò che ci rende tristi, avviliti, incazzati, infelici, se potessimo scavare fino in fondo nella nostra vita, cosa resterebbe?
Ammesso che per sentirci pienamente felici siamo abituati a pensare che dovremmo possedere questa o quell’altra cosa, dovremmo ottenere qualcosa di così fantastico da renderci felici, ammesso che tutto ciò sia vero, io mi chiedo e ti chiedo invece: se, intanto, fosse solo possibile togliere tutto ciò che riteniamo sia la causa delle nostre tristezze, cosa resterebbe? Non dovrebbe, ugualmente, restare solo uno stato di felicità?
Cosa resterebbe, dopo aver scavato in fondo alla nostra vita? Eliminando tutta la terra che copriva la buca, la terra che impediva di vedere la felicità che si trovava sotto, cos’è questa benedetta felicità che dovremmo trovare in fondo alla stessa buca che potremmo scavare?
Se io fossi capace di cancellare ogni mia idea di infelicità, non solo l’idea della mia infelicità ma anche quella relativa all’infelicità di ogni altro essere vivente, cosa resterebbe?
Ecco la mia “cazzata” di oggi. Rispondi a questa domanda.
Io non sono sicuro di avere una risposta che mi soddisfi completamente. Per il momento, sono riuscito solo a pensare che in fondo a quella buca che ho scavato oggi potrei, ad esempio, trovare “semplicemente” che questa mattina mi sono svegliato.
Proseguirò ancora (finché ne avrò voglia) a chiedermi cosa c’è in fondo a quella stessa buca che posso continuare a scavare.
Tu dai la tua risposta (se ti va) e non fare come me, non limitarti a scrivere cazzate in un “diario” che leggeranno, al massimo, 2-3 persone che perdono il loro tempo con tutto ciò che si può trovare su QUASIZEN e che, oltretutto, non è la VERITÀ (se vuoi sapere perché, clicca qui).
Tuttavia, se tornerai a leggere i prossimi articoli, potresti anche (perché no) “passare voce” ed informare altre persone dell’esistenza di QUASIZEN (magari possono diventare più di 2-3).
Se, inoltre, volessi contattarmi lo potrai fare scrivendo a quasizen.mail@gmail.com
Accetterò ogni commento o giudizio, un po’ meno gli insulti.
Ciao, alla prossima (non so quando).
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